AlanSpeak Travel

Napoli e Puglia da Santiago

8 GIORNI / 7 NOTTI

PREZZO DA

1.937€

PARTENZA

il 07 settembre
Puglia e Amalfi da Santiago non è un semplice viaggio: è una piccola cospirazione tra luoghi che raramente condividono il palcoscenico. Napoli porta il caos, la storia e la pizza. La Costiera Amalfitana ci mette il suo dramma fotogenico. E la Puglia… la Puglia è un’altra cosa: un’Italia più cruda, più autentica, più saporita.
Iniziamo da Napoli, dove ogni vicolo sembra urlarti qualcosa di diverso. Da lì a Pompei, dove il passato non è morto, solo coperto di cenere. Poi, se il tempo lo permette, seguiamo la costa via mare: Amalfi e Positano non hanno bisogno di filtri né di hashtag. Anche se, sì, potrebbe servirti un secondo caffè.
Quando inizi a pensare di aver capito il Sud, cambiamo copione. Matera ti aspetta con le sue case scavate nella roccia e una storia millenaria che ti si attacca alle suole. Taranto e Lecce mostrano l’altro Sud: barocco, greco, decadente, intatto. E sì, ci sono anche pasta, vino e piatti che fuori dall’Italia nessuno sa nemmeno nominare bene.
Poi Alberobello, Ostuni e altre gemme di pietra e calce, che sembrano uscite da un plastico, ma vivono la loro routine con naturalezza. Chiudiamo a Bari, dove la vita si cuoce tra vicoli, focaccia e signore anziane che fanno la pasta davanti casa. Senza spettacolo. Perché qui nessuno recita: si vive, e basta.
È un itinerario pensato per vedere tanto, ma anche per assaporare senza fretta. Include voli diretti da Santiago, hotel 4★, buon cibo e quel raro equilibrio tra ciò che è programmato e ciò che accade per caso. Non ti cambierà la vita, ma forse ti farà venir voglia di cambiarne un pezzetto al ritorno.

Estos son los puntos destacados del viaje:

NAPOLI E PUGLIA DA SANTIAGOSANTIAGO
NAPOLI
POMPEI
SALERNO
POSITANO
AMALFI
MATERA
TARANTO
LECCE
OTRANTO
OSTUNI
ALBEROBELLO
POLIGNANO A MARE
MONOPOLI
BARI
SANTIAGO

Giorno 1: Puglia e Amalfi da Santiago inizia a Napoli – la città delle 500 cupole.

Partenza con volo speciale verso Napoli e Puglia da Santiago. Arrivo e trasferimento in hotel.
Napoli in questo periodo accoglie con un mix di aria salmastra, forni accesi e la promessa che l’estate non è ancora finita. I contrasti si allungano e la città sembra aver mollato un bottone dopo l’intensità estiva. Ma il caos resta.
Il tempo libero a Napoli è un’illusione. Esci dall’hotel pensando a una passeggiata e ti ritrovi travolto da un torrente: clacson, motorini, panetterie che sprigionano vapori dolci, mercati senza forma né regole. In cinque minuti perdi l’orientamento e guadagni una storia.
Spaccanapoli, la celebre strada stretta che taglia il centro storico, con la sua atmosfera vivace, chiese barocche, negozi e colori locali, ti guida oltre chiese barocche e facciate fatiscenti, madonne kitsch, graffiti sacri e panni stesi che sembrano salutarti o avvertirti. Ti ritrovi in Via San Gregorio Armeno senza volerlo, circondato da presepi che sembrano più satira che liturgia: Pulcinella, Messi, Maradona, il Papa e qualche politico caduto in disgrazia condividono il portone. C’è qualcosa di profondamente napoletano in questo mix di sacro e grottesco. E sì, lo sai: comprerai una statuina che non ti serve.
Ma la città si vive anche con la bocca. Qui è nata la pizza, e Napoli guarda con sufficienza ogni altra pizza che hai provato. Pasta viva, pomodori dolci, bordi con segni di forno come tatuaggi. Mangiare con le mani, bruciandosi le dita e sorridendo come se ti fossi innamorato. E forse è così!
Segue la frittatina di pasta, una pallina fritta peccaminosa che non chiede perdono. Poi un cuoppo, un cono di fritti che trasforma ogni strada in una festa unta. Si finisce in pasticceria, naturalmente. La sfogliatella esplode in mano; il babà arriva ubriaco di fabbrica. Se non finisci con zucchero sui vestiti e un leggero stordimento, qualcosa è andato storto.
Quando serve riposo, prendi la funicolare – non perché sei stanco, ma per il panorama. Salendo a Vomero, Napoli si apre come una mappa tridimensionale: il mare, il Vesuvio, le cupole, le antenne. Respiri a fondo. Poi scendi e ti perdi di nuovo, stavolta nel Quartiere Spagnolo, dove la città urla in stereo. E se ti senti sopraffatto, c’è sempre una chiesa aperta: Gesù Nuovo, Santa Chiara, San Domenico, o la discreta e meravigliosa Sant’Anna dei Lombardi.
Se ti va, nessuno ti fermerà se ti intrufoli al Palazzo Reale per dare un’occhiata. Né se usi la scusa di un’altra sfogliatella per sbirciare alla Galleria Umberto.
Tutto questo in un pomeriggio. Assurdo. Ma inevitabile. Perché Napoli non si lascia vedere: ti possiede per qualche ora, ti fa sudare decisioni, e ti lascia con la sensazione di aver solo scalfito la superficie di qualcosa di molto più profondo, antico e gustoso.
Non vedrai tutto. E va bene così. L’importante è che tu sappia già che devi tornare.
Solo Pernottamento

Giorno 2: Da Pompei lungo la Costiera Amalfitana in barca.

Colazione. Partiamo in pullman da Napoli, diretti alla storia senza troppi preamboli. Prima tappa: Pompei, la città romana congelata nel disastro dal Vesuvio quasi duemila anni fa.
Tutti parlano dei “postriboli”, ma nessuno ti svela il vero segreto: non sono i letti né gli affreschi a catturarti, bensì i falli di pietra scolpiti direttamente nelle strade, a indicare la direzione. Una sorta di GPS romano. Niente mappe, niente frecce: bastava un fallo ben puntato e sapevi dove andare. Altro che cuoricini per il dottore o sonagli per l’asilo — qui le priorità erano chiare e scolpite nella pietra.
Cammini tra le antiche vie, vedi i solchi lasciati dai carri, e ti sorprendi di quanto sia sopravvissuto: panetterie, banchi da fast food, affreschi scandalosi. Pompei non è un museo: è una città in pausa, coi suoi drammi ancora nell’aria.
Dopo la visita, ci trasferiamo a Salerno, dove ci imbarchiamo per una panoramica della Costiera Amalfitana. Il mare è la nostra passerella, e da lì le scogliere sembrano irreali. Facciamo una sosta per fotografare Positano dal mare: una cascata pastello di case sulla roccia, talmente perfetta da sembrare inventata.
Attracchiamo ad Amalfi, che non è solo un nome su una bottiglia di limoncello, ma un borgo con una cattedrale da sogno medievale. Il suo centro storico è Patrimonio dell’Umanità UNESCO. A quest’ora, in questa stagione, il sole cade di sbieco e i vicoli si fanno freschi. Passeggi, bevi qualcosa, guardi il mare. Se c’è gente, c’è vita. Se non c’è, meglio. Tutto ha ancora quell’aria da cartolina d’epoca che non ha bisogno di filtri.
Di ritorno a Napoli, per chi ha ancora energia — o sete di storia — c’è l’opzione di visitare Ercolano nel pomeriggio. Più piccolo di Pompei, ma più intimo e meglio conservato in molti aspetti, Ercolano è come se la tragedia fosse rimasta intrappolata in una bolla di fango bollente. Qui si conservano persino strutture in legno, mobili carbonizzati, e i secondi piani delle case. Meno epico, più raccolto. Più silenzioso. Perfetto se ti piace chiudere la giornata con uno sguardo più introspettivo alla stessa catastrofe.
Oggi non c’è spazio per improvvisare: è una giornata intensa, epica e cronometrata. Se vuoi ripetere Amalfi, tornare a Pompei o andare a caccia di altri simboli fallici, dovrai tornare.
Mezza Pensione

Giorno 3: Da Napoli a Matera, la città troglodita

Oggi si parte presto. Lasciamo la regione della Campania per entrare in Basilicata, la cui capitale è Matera, dove arriveremo per pranzo. Colazione, poi sul pullman: lasciamo Napoli alle spalle e ci dirigiamo verso est, attraversando il tacco d’Italia tra colline, mulini e paesaggi che meriterebbero una colonna sonora personale.
Arriviamo giusto in tempo per mangiare come si deve. Il pane di Matera è celebre — croccante, rustico, protetto dalla legge (e dalle nonne dal carattere forte). A tavola cerca i cavatelli o le orecchiette con verdure selvatiche o ragù di agnello. La crapiata è uno stufato di legumi e orzo che racconta storie ad ogni cucchiaiata. Se trovi i peperoni cruschi — quei peperoni dolci fritti fino a diventare croccanti — non fare domande: mangiali. E per finire, una cartellata (spirale fritta con miele) o un bocconotto ripieno di mandorle, e sei ufficialmente dei nostri.
Poi inizia il bello. Matera non è solo una città: è un puzzle verticale di case-grotta, scale millenarie e templi scavati nella roccia, tutto mezzo inghiottito dalla pietra. Camminerai per vicoli così stretti da chiederti se ci passava davvero qualcuno, ed entrerai in chiese come Santa Maria di Idris o San Pietro Barisano, dove gli affreschi lottano con la luce del sole e ogni passo sembra risvegliare secoli dormienti. Visiteremo anche luoghi come la Casa Grotta di Vico Solitario, una tipica abitazione che mostra come si viveva qui fino a pochi decenni fa, e Santa Lucia alle Malve, una piccola chiesa rupestre con affreschi che sembrano sussurrare dal passato.
Matera è Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e lo capisci appena alzi lo sguardo. Se le chiese non fanno per te, c’è Casa Noha con una visione moderna del passato, o il MUSMA: arte contemporanea nascosta sottoterra nelle grotte.
Per la vista migliore, sali a Piazza Duomo o attraversa il burrone fino al belvedere — da lì capirai perché tante pellicole sono state girate qui. Dopo la visita guidata, tempo libero per perderti tra i sassi, scattare foto da ogni terrazza o sederti in un’enoteca scavata nella roccia con un caffè o un bicchiere di Aglianico del Vulture. Se ti rimane energia, puoi attraversare il canyon e vedere la città dall’altra parte, proprio dove sono state girate tante scene di film biblici e post-apocalittici.
Non vedrai tutto in un pomeriggio, e va benissimo così. Matera non è un luogo da spuntare su una lista: è un posto che ti lascia polvere sulle scarpe, pasta nello stomaco e l’urgenza di raccontarlo a tutti prima che si riempia.
Mezza Pensione

Giorno 4: Dalle grotte alla gloria — Taranto e Lecce a morsi

Oggi sveglia presto: un buon caffè, un ultimo sguardo al profilo di pietra di Matera e di nuovo sul pullman. Ci dirigiamo verso sud, in una zona d’Italia che molti ignorano — e proprio per questo merita ancora di più.
Prima di pranzo arriviamo a Taranto: una città con due mari, radici greche e un mix di gloria antica e decadenza moderna che farebbe sospirare qualsiasi amante delle rovine. Niente trucchi: Taranto è salata, testarda e sincera. Passeggerai per Piazza Castello con il suo castello aragonese, vedrai le rovine del Tempio di Poseidone, la cattedrale di San Cataldo con la sua architettura disordinata e un labirinto di vicoli che sembrano più antichi della metà di Roma. Sui moli, i pescatori rammendano ancora le reti sotto balconi pieni di panni stesi.
Il pranzo è incluso, e merita attenzione. La cucina pugliese non ama i fronzoli: sapori decisi e zero pretese. Se trovi le orecchiette con le cime di rapa, buttati: è la pasta simbolo della regione, servita con un mucchio di foglie verdi e piccanti (una specie di cugino selvatico del broccolo), saltate con aglio e peperoncino. Amara, intensa, inconfondibilmente del sud, trattata dalla gente del posto con una devozione quasi religiosa. Ordinala — ma non aspettarti comfort food. Potrebbero arrivare anche cozze, riso al forno con patate (riso, patate e cozze), o un filo d’olio d’oliva che ti farà dubitare di tutto quello che hai comprato al supermercato finora. Se qualcuno offre del Primitivo, accetta.
Dopo pranzo, tempo libero per perderti nel centro storico, affacciarti su cortili nascosti o semplicemente sederti davanti al mare e lasciare che la stranezza di Taranto ti entri dentro.
Poi si riparte verso Lecce, attraversando campi di ulivi, masserie mezze cadenti e paesi dimenticati dal mondo.
Arriviamo a Lecce — un delirio barocco di pietra dorata e facciate impossibili. Check-in, passeggiata tranquilla e la constatazione che persino i lampioni qui hanno più stile di mezza Italia messa insieme.
Mezza Pensione

Giorno 5: Lecce senza filtri — Barocco, dolci e passeggiate che ti catturano.

Colazione. In questo periodo dell’anno, la luce a Lecce cambia tono e intenzione: meno sole accecante, più angoli morbidi, più oro malinconico. Non è più quella luce bianca e secca dell’estate piena che brucia ogni cosa. È più fotogenica, più gentile con la pietra leccese, più da film italiano anni ’70. La città sembra tacere per lasciare parlare la pietra, la luce e il passo lento.
Iniziamo la giornata con una visita guidata a piedi nel centro storico di Lecce, una città che sorprende per la ricchezza del suo patrimonio barocco. Questo stile, teatrale ed esuberante, fiorì tra XVII e XVIII secolo — proprio dopo il Rinascimento, come se volesse togliergli il corsetto. A Lecce, il barocco è particolarmente espressivo: forme in movimento, dettagli scolpiti fino all’ultimo centimetro, facciate che sembrano arazzi di pietra. Vedremo — non per forza in ordine — i suoi monumenti più emblematici: Piazza Sant’Oronzo, con l’anfiteatro romano parzialmente visibile; la monumentale Piazza del Duomo, dominata dalla cattedrale e dal suo elegante campanile; e la Basilica di Santa Croce, un gioiello del barocco salentino con una facciata che sfida ogni sobrietà.
Terminata la visita, ti aspetta il pranzo — che qui è una piccola lezione d’identità regionale. Ordina senza paura un piatto di orecchiette alle cime di rapa: pasta fatta in casa con foglie amare, aglio e un tocco di peperoncino. È il gusto più meridionale che la cucina italiana può offrire: intenso, senza trucchi, con carattere. Se trovi in menu le pittule (frittelle, a volte con baccalà o verdure) o la puccia salentina (un pane rotondo farcito secondo l’umore del cuoco), buttati. Qui nessuno giudica — tranne chi non fa la scarpetta.
Se decidi di partecipare all’escursione opzionale a Otranto, preparati a una piccola odissea dall’altra parte del tacco d’Italia. Il tragitto vale già il viaggio: strade secondarie tra uliveti, muretti a secco e masserie dimenticate dal tempo.
Otranto non è solo un bel borgo costiero — è un riassunto inciso nella pietra di tutto ciò che è passato da qui: greci, romani, bizantini, normanni, turchi… e questo solo nel primo millennio. Ti accoglie il suo castello aragonese, severo e vigile, che sembra ancora custodire il porto da un’altra invasione. Le vie del centro storico non portano a nulla di utile — ed è proprio questo il bello: perdersi fa parte del programma.
Ma il pezzo forte, in tutti i sensi, è nella cattedrale. Da fuori, austera. Da dentro… il pavimento ti blocca. Un mosaico gigantesco del XII secolo ricopre tutta la navata con scene bibliche, creature mitologiche, elefanti, Adamo ed Eva, e un albero della vita che sembra uscito da un romanzo medievale illustrato da qualcuno con molta fantasia e poco sonno. È affascinante e strambo — lo guarderai come un arazzo di Game of Thrones ricamato da monaci in delirio creativo.
Poi, se c’è tempo, affacciati sul lungomare, guarda l’Adriatico che sbatte sulle rocce, e pensa che ti trovi nel punto più a est d’Italia. Dall’altra parte c’è l’Albania, più vicina di quanto sembri.
Si torna a Lecce per ritrovare chi è rimasto a vagare da una piazza all’altra… e probabilmente con più pasticciotti nello stomaco.
Se invece decidi di restare a Lecce nel pomeriggio, congratulazioni: fai parte del fronte tranquillo, quello degli esploratori senza mappa, che sanno che a volte la visita migliore è quella che non si programma.
Forse tornerai in qualche angolo già visto con più calma, o ti perderai in zone meno battute, dove i balconi esplodono di gerani e le facciate sembrano scenografie smontate a metà. A Lecce, l’ordinario si mescola col teatrale: una signora che stende il bucato può avere più presenza scenica di una Traviata intera.
È il momento perfetto per curiosare tra i laboratori di cartapesta — sì, quel cartone che qui viene preso molto sul serio — o tra negozi che vendono di tutto, dagli icone bizantine a spazzolini in legno intagliato. E se ti attira il bizzarro: alcuni antiquari locali offrono mobili barocchi quanto le chiese, e statuette sacre che potrebbero recitare sia in un film horror che in una processione, a seconda dell’inquadratura.
Ma diciamolo: finirai seduto in una piazza, pasticciotto in mano. Un altro, sì. Alla crema classica, o magari con cioccolato o amarena, perché il dovere culturale impone confronti. Da bere, un caffè leccese come si deve: espresso forte, ghiaccio e sciroppo di mandorla che ricorda il latte condensato… ma senza dilemmi teologici. Dolce, fresco, assolutamente meritato.
A poco a poco, Lecce si colora d’oro con la luce del tardo pomeriggio — quella luce gentile e malinconica che sembra la città stessa sappia dosare con saggezza. Qui nessuno corre. Nessuno ha fretta. E questo, da solo, è già una forma di lusso.
La sera, tocca cercare un tavolo. Anche se la cena non è inclusa, sei in un posto dove si mangia bene senza guida e senza mappe. Prova un risotto al nero di seppia, un piatto di sagne ‘ncannulate (la pasta attorcigliata tipica del Salento) con ragù d’agnello, o degli involtini ripieni di formaggio ed erbe. E se proprio non sai cosa scegliere: tagliere di formaggi locali, un buon vino negroamaro, e la certezza che la giornata è stata piena.
Mezza Pensione

Giorno 6: Lecce – Ostuni – Alberobello – Bari

Mezza Pensione
Colazione a Lecce, poi saluti al barocco: il sud d’Italia ti chiama con un itinerario di borghi che sembrano progettati per cartoline. Prima tappa: Ostuni, la “città bianca”, arroccata su una collina come se volesse sfuggire alla modernità. Qui tutto brilla: dalle facciate imbiancate a calce alla cattedrale col suo rosone gotico. Perditi tra le mura medievali, cammina senza meta e goditi i panorami dove uliveti e mare si fondono all’orizzonte.
Di nuovo sul pullman, direzione Alberobello. Niente ti prepara alla vista dei suoi trulli: casette coniche in pietra calcarea che sembrano create da architetti con troppo tempo libero e pochissima malta. Patrimonio dell’Umanità, il paese intero sembra competere per il tetto più fotogenico. Se c’è tempo (o anche se non c’è), entra in un trullo autentico, compra un amuleto improbabile e cerca il simbolo dipinto sulla pietra che porta fortuna.
Per pranzo, spazio alle specialità locali: prova la focaccia barese ben soffice, le bombette (involtini di carne ripieni di formaggio e salumi), o i panzerotti — mezzelune fritte ripiene di pomodoro e mozzarella. E se vedi sul menu “cicorie e fave” (purea di fave con cicoria), vai tranquillo: è la Puglia in un piatto.
A stomaco pieno, si prosegue verso Bari, capoluogo della regione e porto del sud con tanta storia da riempire un museo intero. All’arrivo, se il tempo lo consente, avrai la possibilità di fare una prima passeggiata: magari nel centro storico, magari solo per sentire l’umidità del mare sul viso o guardare il sole che cala sui tetti mentre i bar cominciano a mettere i tavoli fuori. Bari non si svela tutta d’un colpo: si fa scoprire poco a poco, come ogni città che ha vissuto tanto.

Giorno 7: Bari, città di carattere (e senza fretta)

Dopo la colazione, si parte con una visita guidata a piedi nel centro storico di Bari, compatto e pieno di vita, oggi diventato il volto più autentico della città. Vicoli stretti, facciate scrostate, panni stesi tra i balconi e quell’odore persistente di pane caldo e mare: questa è Bari Vecchia. Qui le nonne continuano a preparare orecchiette in strada, senza spettacolo né pretesa. Semplicemente perché oggi è il giorno giusto per farlo.
Uno dei punti chiave dell’itinerario è la Basilica di San Nicola, edificio romanico dell’XI secolo che custodisce le reliquie di San Nicola — sì, proprio quello che ispirò Babbo Natale. All’interno, l’atmosfera è sobria ma densa di storia, e non è raro vedere pellegrini ortodossi pregare in silenzio davanti all’altare. La chiesa è condivisa da cattolici e ortodossi, cosa rara ma che a Bari accade senza clamore, come deve essere.
Si visitano anche altri luoghi d’interesse, come la Chiesa di San Gregorio e il Castello Normanno-Svevo, che domina parte del lungomare con la sua presenza imponente del XIII secolo. Il tour ti lascia con un’idea chiara: qui la storia non si ostenta, si vive.
A pranzo, pasto incluso in un ristorante locale. Potrebbero servirti riso, patate e cozze, più gustoso di quanto sembri; focaccia barese con pomodori e olive nere; o panzerotti appena fritti — una sorta di calzone morbido ripieno di pomodoro e mozzarella, che esplode in gusto e temperatura se non stai attento. Il tutto accompagnato, con un po’ di fortuna, da un buon Primitivo di Manduria o un Negroamaro robusto.
Nel pomeriggio, se resti a Bari, avrai tempo libero per esplorare senza mappa né fretta. Puoi perderti nei vicoli della Bari Vecchia, visitare il Museo Archeologico di Santa Scolastica o entrare nel Teatro Petruzzelli, rinato dopo un incendio che ha lasciato una cicatrice profonda. Oggi il teatro brilla di nuovo, con dignità restaurata. E mentre guardi l’edificio, se Cosimo ti si avvicina e lo osserva con te, tu sai già cosa vuole dire — senza doverlo dire. È tutto chiaro.
Se invece preferisci uscire dalla città, puoi partecipare all’escursione facoltativa a Polignano a Mare, un borgo sospeso su scogliere bianche, con balconi sull’Adriatico e gelaterie che ti fanno rimettere in discussione tutto ciò che credevi di sapere sul pistacchio. Oppure visita Monopoli, più tranquilla, dove la vita ruota attorno al porto, alla pesca e a un’architettura che mescola il semplice con l’elegante.
La sera, cena libera. È il momento perfetto per trovare una trattoria dove provare le sagne ‘ncannulate (pasta arricciata tipica del Salento) con ragù d’agnello, o degli involtini: fettine di vitello, maiale o pollo ripiene di formaggio, erbe, prosciutto o verdure, arrotolate e cotte in padella o al forno, talvolta accompagnate da salsa o vino bianco. Un piatto che ricorda i flamenquines o gli involtini primavera, ma con l’anima barese. E se preferisci qualcosa di semplice: un tagliere di salumi e formaggi con pane caldo e vino della casa. Se la giornata è stata lunga, anche la cena può esserlo.
Mezza Pensione

Giorno 8: Fine delle nostre peripezie tra Napoli e Puglia da Santiago.

Oggi è il momento dei saluti. Un’ultima colazione a Bari — magari un espresso veloce e un’ultima tentazione in pasticceria, perché in Italia anche l’addio sa di zucchero — ed è ora di fare le valigie e dirigersi verso l’aeroporto.
A seconda dell’orario del volo, potresti avere ancora un po’ di tempo per una passeggiata finale: un’occhiata alle vetrine, un caffè rapido al bar all’angolo o semplicemente sederti in una piazza a guardare la vita che passa, come se volessi allungare il viaggio di qualche minuto.
Se c’è tempo, non dire di no a un ultimo pezzo di focaccia barese o a un panzerotto da asporto — perché i ricordi più saporiti spesso arrivano avvolti nella carta e lasciano tracce sulle dita.
Trasferimento in aeroporto e volo di ritorno a casa, con la valigia più piena (e forse i pantaloni un po’ più stretti) rispetto all’andata. Non avrai visto tutto, né assaggiato tutto, ma se il sud d’Italia ti ha lasciato con il desiderio di tornare… allora il viaggio ha fatto il suo dovere.
Fine dei servizi… e inizio della nostalgia.
Colazione
SALIDAS 2025

Questo viaggio è una partenza unica con volo speciale da Santiago il 7 settembre 2025.

HOTELES PREVISTOS O SIMILARES
Hotel previsti (o simili) – categoria 4*: Napoli: Hotel Vergilius o Magri’s; Matera: Hotel Del Campo Nazionale; Lecce: 8 Piu o Grand Hotel Tiziano; Bari: HI Bari o Excelsior.
EL PRECIO INCLUYE
  • Voli speciali diretti per/da Napoli.
  • Trasferimenti aeroporto-hotel-aeroporto.
  • Autobus GT con aria condizionata per tutto l’itinerario.
  • 7 notti in hotel 4★.
  • Trattamento di mezza pensione (7 cene o pranzi).
  • Visite con guida locale in: Napoli, Matera, Lecce, Bari.
  • Guida accompagnatrice in italiano durante tutto il circuito.
  • Assicurazione di viaggio e assistenza.
OBSERVACIONES
  • L’ordine delle visite potrà variare a destinazione, mantenendo però integro il programma.
  • Il pranzo potrà essere servito sia in hotel che in ristoranti locali.
  • La crociera lungo la Costiera Amalfitana potrà essere sostituita da un tour panoramico in minibus in caso di condizioni meteorologiche avverse.
  • Viaggio soggetto a condizioni speciali di prenotazione e cancellazione; consultare le condizioni generali.
  • Volo speciale. Supplementi aerei per persona andata e ritorno (Classe A – Province P; Base Classe B: 30 €).
  • Tasse aeroportuali e supplemento carburante: 150 € (soggetti a modifica).
  • Prezzi a partire da per persona in camera doppia (4*): 7 settembre: 1.937 €
  • Supplemento singola: 448 €

Napoli e Puglia da Badajoz–21 set

Napoli e Puglia da Badajoz: 8G/7N tra Napoli e Puglia. Partenza il 21 settembre, da 1.876 €.

Napoli e Puglia da Santiago–07 set

Napoli e Puglia da Santiago: 8G/7N tra Napoli e Puglia. Partenza 7 settembre, da 1.937€.
Vista de edificios apilados en piedra en Matera, en tonos beige y arena, algunos oscurecidos por el tiempo, con pocos árboles dispersos

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